Quel giorno indimenticabile sulla “sud” dell’Averau

Di Alessandro Palma ( gruppo rocciatori Gransi C.A.I. Venezia)

Guardando la parete sud ovest dell’Averau dal rifugio Fedare in una giornata estiva, si noterà fin da subito che l’attenzione degli alpinisti è focalizzata esclusivamente sulla parte destra della parete. In effetti qui salgono tre itinerari; la difficile fessura Lacedelli (E. Lacedelli e Verzi, M. Astaldi estate 1942), la via salita dai Cortinesi Illing, Alverà, Pompanin  Apollonio il 29 giugno 1945 la Toto e Paola salita in solitaria da Marco Berti nel 1987.

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Venezia in quota

Prima edizione della nuova rassegna autunnale promossa dalla sezione del CAI di Venezia e dal Gruppo Rocciatori Gransi, che come ogni anni invita nomi illustri e abili narratori, legati al mondo della montagna.

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Due appuntamenti da non perdere

Michele Dalla Palma: uomini e montagna
Martedi 2 ottobre, 2018 ore 20.30

Alessandro Beber: Dolomitiche opere d’arte a cielo aperto
Giovedì 8 novembre, 2018 ore 20.30

Teatro ai Frari, Calle drio l’archivio,
San Polo 2464 Q, Venezia

Entrata libera

caivenezia.it / gransi.it

 

60 anni di chele in parete

di Carlo Piovan

Mi dicono che sessant’anni per un uomo è l’età della profonda maturazione, l’età in cui non ha più paura o remore di dire quello che pensa, l’età in cui può nuovamente stringere tra le braccia una nuova vita, con la leggerezza d’animo di chi ci è già passato.
Ma cosa sono sessant’anni per un gruppo di persone che dal 1957 hanno deciso di condividere, nello spazio della montagna e nel tempo di molte generazioni, la passione per l’arrampicata? Continua a leggere

Un vecchio maglione di lana

Un omaggio a un mondo che non c’è più

di Marco Berti

Introduzione di Carlo Piovan

L’erto sentiero che sale da San Vito di Cadore al rifugio San Marco, finalmente si concede meno ripido negli ultimi cento metri, cosi da lasciarmi la possibilità di riprendere fiato. Le fronde degli abeti lasciano spazio alla vista del piccolo rifugio in pietra, adagiato su un prato verdissimo. Mi avvicino con mio papà alle panchine di legno poste all’esterno. C’è molto movimento attorno al rifugio, le tavole sono imbandite di fette di salame e uova sode, le bottiglie di vino rosso passano di mano in mano. Una voce profonda, che sovrasta le altre, attrae la mia attenzione di timido quattordicenne. – Pare canta pian che no te senta – è un signore anziano dal fisico robusto e dai lineamenti marcati a pronunciarle, riferendosi al suo interlocutore (un poco stonato) per poi proseguire, lui stesso, nel canto. Mio papà si affianca al coro da poco costituito ed io mio siedo silenzioso ad ascoltare. Non conosco quella persona ma so perfettamente che fa parte del gruppo rocciatori gransi del Cai di Venezia, ho visto il maglione blu con ricamato un granchio bianco sul braccio, che indossa. Alla fine dei canti mi sarà presentato come Orso alias Plinio Toso. Quella giornata si terminò con quella conoscenza, per me nuova e assolutamente ignara di chi era il “signor” Orso. Solo qualche anno dopo nelle mie voraci letture di libri di alpinismo arrivai a capire chi realmente fosse, troppo tardi, purtroppo, perché in quegli articoli c’era anche il necrologio apparso sulla rivista Le Alpi Venete. Al di là delle mille domande che avrei voluto fargli se l’avessi rincontrato, mi rimaneva soltanto il ricordo di aver bevuto un “rosso” assieme (gentilmente permesso nell’occasione da mio papà) e avere fatto la sua conoscenza. Molti anni dopo mi è stato concesso l’onore di indossare un maglione come il suo, simile ma non eguale, perché ogni maglione racchiude un significato per chi lo indossa e per chi lo conserva con sé. Nelle righe a seguire Marco Berti ci riporta attraverso la storia di un vecchio maglione nelle pieghe di un alpinismo che ha fatto storia.

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Aldo Zammatio Sestogradista autodidatta

In occasione della novantesima primavera di uno dei fondatori del gruppo rocciatori Gransi, vi riportiamo nel clima dell’alpinismo dolomitico del dopoguerra, attraverso l’affascinante storia del “Coco”.

di Carlo Piovan; intervista del 18/12/2013

La storia è piena di autodidatti che hanno cambiato il mondo: George Washington, Leonardo da Vinci, Galileo, Guglielmo Marconi solo per citarne alcuni. Determinazione, grande entusiasmo e assoluta tenacia, sono le caratteristiche che accomunano questi uomini. Continua a leggere