Cibo per marmotte e dialoghi con stambecchi

di Emiliano Zorzi

(Articolo pubblicato su “Bivacco sotto la Rocca” – settembre 2017)

Questo articolo tratta della gestazione e realizzazione della va “Fai Bei Sogni” sul luminoso versante sud dell’Innominata, in bella vista del Rifugio Corsi. Il nome, scelto dal vulcanico Fabio, ha a che fare con un libro di cui non so nulla né ho indagato sulla motivazione della scelta; più pragmaticamente ho badato al trasformare in realtà tangibile l’idea (ogni idea è in qualche modo un sogno) di un nuovo percorso sulle rocce dell’Innominata.
Quando mi è stato chiesto gentilmente da Paola di dare un piccolo contributo per il numero di settembre, non mi ci è voluto troppo tempo a pensare che non c’era niente di più adatto ad un notiziario sociale che scrivere qualche riga della piccola-lunga storia collettiva che ha coinvolto per mesi, seppur a spizzichi e bocconi, una gran parte del GAM, di altri amici della sezione e, letteralmente a spizzichi e bocconi, anche le simpatiche marmotte del luogo.
Tutto inizia nel dicembre 2016 quando, complice il tempo “mite” e l’assenza di neve, con Umberto siamo alla ricerca di qualche roccia solare su cui provare a fare qualcosa. Rispolvero quindi una vecchia idea, o meglio abbozzo di idea, riguardante una bella colata scura di ottima roccia sul basamento dell’Innominata. Il resto della via verso l’alto si scoprirà.

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Nella campagna dicembrina di perlustrazione e inizio della via, con varie peripezie ed uscite, con l’aiuto del Filosofo, Gianluca e Fabio riusciamo a salire e realizzare cinque tiri di corda. L’ultima uscita del 7 gennaio, con temperature ormai polari, sancisce la pausa invernale. Siamo arrivati alla prima grande terrazza che interrompe la parete. Nella stessa giornata lasciamo il materiale in una grotta sotto la parete (le lunghe camminate dalla Valle Rio del Lago con un peso improponibile nello zaino fino alla parete e poi su per la via nascente hanno minato la nostra convinzione) ed andiamo in letargo, almeno con la consolazione che in ogni caso la via fin qui nata, con la naturale discesa per la cengia, può eventualmente già essere scalata dal “popolo arrampicante” come molte delle vie sportive del circondario.

 

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Marzo 2017: come per alcuni animali della montagna, finisce anche il letargo del GAM. Presenti al pezzo di nuovo il Filosofo e Alice, proseguiamo con altri due tiri oltre la grande cengia e “miglioriamo” con una variante più dura ma più bella una parte del percorso inferiore. I progressi non sono stati quelli sperati e la cima appare ancora lontana, sorvegliata da uno stambecco che, con il timore di Alice, per mezz’ora ci impedisce di passare oltre il terrazzino erboso di cui pare il custode. Gli inviti gentili prima e gli insulti poi non hanno avuto nessun effetto nello smuoverlo. Ridiscendiamo e rimettiamo il materiale nella grotta-magazzino.
Giugno 2017: è Fabio, che durante l’uscita invernale si era invaghito del progetto, ad “invitarmi” a chiudere i conti con la via, per la quale, se devo essere sincero, avevo perso entusiasmo. Alla riapertura del Rifugio Corsi lo raggiungo in loco, dove lui sta già escursionando. Il piano però è andare dall’alto, salendo per il Sentiero Goitan e poi calandosi lungo la futura uscita della via: la sola idea di ritornare scalare ormai più di 300 metri con zaini, attrezzatura, spit, trapano e tutto il resto, e poi appena iniziare faticosamente a cercarsi la strada per la cima, non era per nulla un “bel sogno”. Sogno che è parso per un momento trasformarsi in un incubo quando, arrivando alla grotta-magazzino, scopriamo che, come Chiara aveva profetizzato la sera precedente, le marmotte hanno divorato due delle tre corde e tutte le fettucce dei rinvii. Dopo improperi indicibili, scopriamo che almeno la singola da 80 m, scorciata di 10 m, è a posto. Il 2 e poi il 3 giugno, con l’aiuto di Umberto e Stefano, saliti per l’occasione, finalmente il “bel sogno”, per concessione delle marmotte, diventa realtà.

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Ne è uscita una via che mescola il gusto della scalata sportiva protetta sistematicamente a spit con quello alpinistico dello stare fra le pieghe della montagna. Discontinuo sì nell’avvicendarsi dei terreni (alterna tiri di scalata sostenuta con difficoltà fra 6a e 6b+ ad altri su terreno facile e ad altri ancora di puro collegamento su belle cenge erbose) ma che anche a detta di vari ripetitori (ad oggi la via ha circa una decina di ripetizione note a Cristiano, gestore del Corsi) concede il giusto riposo agli avambracci (dei non ossessionati del gesto sportivo) mentre si sale qualche tiro di terzo grado immersi in un ambiente da sogno.

Innominata, parete sud: Via Fai Bei Sogni: 530 m, diff. max. 6b+ (obbl. 5b); roccia ottima sui tratti di scalata, roccette ed erba su quelli di trasferimento. Corda da 70 m e 15 rinvii e qualche cordino. Se ci si muove senza patemi sui tratti di secondo-terzo grado (dove è presente solo qualche sporadico spit “segnavia”), non sono necessarie protezioni veloci per integrare.

Vedi relazione della via e foto dettagliata su http://www.caimonfalcone.org/index.php?n=Roccia.Uscite .

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