Michele dalla Palma – 2 ottobre – Venezia

Giornalista e fotografo, esploratore e grande viaggiatore, ha realizzato molte spedizioni e centinaia di reportages, in ogni continente, per la stampa italiana e internazionale; Direttore Responsabile della rivista TREKKING&Outdoor.

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Atleta professionista nello sci alpino, maestro di sci ed ex-Istruttore Nazionale FISI, guida AIGAE, ex-istruttore di alpinismo e scialpinismo del CAI, dalla fine degli anni ‘70 si è sono dedicato alle scalate sulle grandi montagne del pianeta, organizzando numerose spedizioni in tutto il mondo, dall’Himalaya alle Ande, dai deserti africani alla Patagonia e alla Tierra del Fuego. Tra le imprese più importanti la partecipazione nel 1984 alla salita del Makalu (8481 metri), quinto gigante del pianeta; importanti salite sulle Ande peruviane e prima salita dell’inviolata parete ovest del Pisco (1985); prima ascensione solitaria alla parete nord del Nun, 7135 metri nel Tibet Occidentale (1986), Nel 1987, con Alberto Salza ed Enzo Maolucci ho compiuto la traversata integrale della Suguta Valley, 370 chilometri a piedi in autosufficienza nel Grande Rift africano tra il Kenya e l’Etiopia, uno dei luoghi desertici più ostili del pianeta.
Nell’inverno 2006 ha attraversato la Siberia da Vladivostok agli Urali e nell’autunno dello stesso anno ho compiuto una delle prime traversate integrali della Dancalia, nel Corno d’Africa.
Nel 2007, con 4 amici americani e un cacciatore Innuit, ha percorso, in un mese di totale isolamento e autosufficienza, oltre 400 chilometri in canoa in una delle ultime zone inesplorate dell’Alaska, fino al Mar Glaciale Artico.

http://www.micheledallapalma.it/www.micheledallapalma.it/HOME.html

Venezia in quota

Prima edizione della nuova rassegna autunnale promossa dalla sezione del CAI di Venezia e dal Gruppo Rocciatori Gransi, che come ogni anni invita nomi illustri e abili narratori, legati al mondo della montagna.

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Due appuntamenti da non perdere

Michele Dalla Palma: uomini e montagna
Martedi 2 ottobre, 2018 ore 20.30

Alessandro Beber: Dolomitiche opere d’arte a cielo aperto
Giovedì 8 novembre, 2018 ore 20.30

Teatro ai Frari, Calle drio l’archivio,
San Polo 2464 Q, Venezia

Entrata libera

caivenezia.it / gransi.it

 

Due foto, 2 di 2.

di Carlo Piovan

Sol Do Re Sol Do Re Sol. Sol Alice guarda i gatti e i gatti. Do guardano nel sole. mentre il sole …. Clic. Spengo la sveglia del cellulare e lentamente, con movimenti automatici, accendo la lampada di sale che tengo sul comodino e faccio scivolare le gambe verso il pavimento di legno. I piedi, nudi, prendono contatto con la superficie verniciata e le palpebre iniziano a far filtrare la luce rossastra che proviene dal comodino. Prendo coscienza di essere ancora al mondo, mi alzo e la prima cosa che vedo, come ogni giorno, sono quelle due foto sul comodino, capitate li, quasi per caso.

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Due foto, 1 di 2

di Carlo Piovan

Non mi piace appendere foto che mi riguardano sui muri di casa; non ho mai approfondito il motivo reale di questa scelta, semplicemente non mi viene spontaneo farlo anche se ci sono molti scatti che conservo e che amo rivedere, concedendomi qualche minuto di nostalgia, di quel momento passato.

Alla vita però non interessano le nostre regole personali e con la stessa leggerezza di un polline di tarassaco, sono atterrate sul mio comodino due fotografie che resistono al tempo ed alle stagioni.

Uomo e Donna appesi nel vuoto

Un punto di ripresa zenitale, una parete di dolomia gialla che sprofonda cinquecento metri più sotto nei grigi ghiaioni, due soggetti al centro della scena accomunati da due caschetti color arancio e da una profonda fiducia in quei due pezzetti di acciaio dolce, incastrati nella roccia e collegati tra essi e loro, da una sottile fettuccia di nylon. Il vuoto tutt’intorno.

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La fotografia come condivisione Intervista a Paolo Colombera

Di Carlo Piovan con la collaborazione di Gianluca Calamelli

Avevo conosciuto Paolo e la sua produzione fotografica, grazie ad un suggerimento di un vecchio amico comune. Rimasi subito colpito dalle inquadrature particolari e dalla scelta dei luoghi, sicuramente poco alla moda e molto poco patinati. L’occasione di porgli alcune domande e curiosità che mi avevano suggerito gli scatti dell’anno appena trascorso, non tardò ad arrivare.

Colgo al volo l’occasione della sua serata organizzata dal gruppo Sgrafamasegni di Marghera, per proporgli un’ intervista in orario aperitivo, così da sciogliere meglio la voce e i pensieri.

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Autoscatto dell’autore mentre si prepara a bivaccare sulla cima di Picola Est – Val del Mis

Montagna e fotografia quale passione è nata per prima?

La montagna. Mia mamma è trentina e fin da quando avevo 5 anni, durante le vacanze dai nonni a Pergine Valsugana, mi portava a camminare nel gruppo dei Lagorai. Da quei primi passi ho proseguito fino all’età di sedici anni quando iniziai ad uscire autonomamente, rispetto alla famiglia, con un amico che si interessava di fotografia. Durante le escursioni si fermava un’infinità di volte per immortalare fiori e paesaggi, mentre io prediligevo un’andatura costante e veloce fino in cima, dove mi fermavo per una piccola sosta per poi ripartire subito alla volta della discesa a valle. All’età di diciassette anni, sempre in compagnia del mio amico fotografo, stavo camminando in Val Venegia al tramonto.

Di fronte a quello spettacolo realizzai che sarebbe stato un peccato non fissarlo su qualche supporto. Così chiesi al mio amico di prestarmi la sua macchina fotografica e cominciai a scattare le prime foto. Da quel giorno iniziai ad interessarmi di fotografia utilizzando prima la vecchia reflex analogica di papà e, in seguito , vista la mia passione per le foto panoramiche, degli assemblaggi per intendersi, sono passato alla fotocamera digitale. La prima macchina era di tipo compatto con uno zoom a grande escursione e dal 2006 fotografo con una reflex digitale Canon EOS 30 D che utilizzo tutt’oggi.

Ti affidi molto alla rielaborazione successiva dell’immagine o prediligi una fotografia che si realizzi in loco ?

Prediligo sfruttare al meglio le condizioni del luogo, luce naturale, inquadratura, ma prima di tutto la scelta del luogo studiandolo preventivamente sulle carte topografiche e dalle cime limitrofe. Studio molto l’inquadratura e prediligo le riprese in luce diretta, in post-produzione mi limito alla regolazione dei valori tonali in tricromia oppure in quadricromia per le immagini finalizzate alla stampa. Usavo talvolta un polarizzatore che ho perso due anni fa sulle cime dei Feruch e da allora non ho più sentito l’esigenza di adoperarlo perché mi sono reso conto che produceva un alone che, nel caso di assemblaggio di più foto creava un fastidioso disturbo.

Usi i filtri digradanti?

No, nessun filtro. L’unico “dispositivo” che uso è il parasole da avvitare sugli obiettivi per i controluce. Non sono attirato dai filtri digradanti, preferisco fotografare quello che vede l’occhio. Nella mia fotografia assume un valore determinante il punto di ripresa.

Proprio i punti di ripresa ed i soggetti, sono l’elemento che contraddistingue la tua produzione fotografica, come studi ed organizzi le tue campagne fotografiche?

Lo studio iniziò dalle guide “grigie” (Guide CAI TCI Collana Monti d’Italia N.D.R) e dalle guide di Luca Visentini , in particolar modo agli inizi della mia attività; ora avendo all’attivo più di un centinaio di salite di cime in orari…diciamo inconsueti, dispongo di un buon archivio fotografico che mi aiuta moltissimo nella scelta dei nuovi soggetti. Sono sempre più alla ricerca di cime poco conosciute, e spesso per comprendere bene i panorami che si vedono da lassù compio un’esplorazione sistematica dei punti di osservazione, di cima in cima, lasciandomi incuriosire scatto dopo scatto e veduta dopo veduta.

Usi il creatore di panorami per aiutarti ulteriormente nella scelta dei luoghi da dove fotografare?

Si lo uso, ci sono molte cime da cui è difficile immaginarsi il panorama, e quello è un valido aiuto, molto maggiore delle semplici foto che si possono trovare nel web. In particolar modo il grosso vantaggio di quell’applicazione è che puoi impostare l’angolo, quindi fotografando in mosaico riesco a produrre un’immagine con un campo di ripresa più ampio di un grandangolo e quel programma mi aiuta a capire meglio cosa posso vedere.

Spesso tu sali al tramonto o di notte per poi fotografare l’alba dalle cime, i bivacchi come li gestisci dal punto di vista logistico e dell’attrezzatura?

Innanzitutto prediligo la leggerezza. Ho portato la tenda solo una volta, la prima, sul Lastron dei Scarperi e sono morto dalla fatica, dopo quel giorno ho abbondato l’idea di averla con me. Oggi oltre all’inseparabile cavalletto, porto un sacco a pelo, un sacco da bivacco da porre sopra il sacco a pelo per proteggermi dall’umidità, il materassino si ma solo d’inverno, poi ho nel tempo ho imparato ad usare il telo di alluminio internamente al sacco a pelo ma con l’ accortezza di far sempre passare l’aria dentro il sacco così da evitare di fare condensa; nel momento in cui questa si forma e poi si raffredda si ottiene il risultato opposto. Così io d’inverno adopero un sacco a pelo con temperatura comfort 0° in piuma e dalla tarda primavera ad inizio autunno uno con temperatura comfort 15°; non manca mai però il cuscino; senza quello non dormo. Sorride.

Usi accompagnarti con della musica o dei libri durante i bivacchi?

Musica! Rock  principalmente, Pearl Jam, Led Zeppelin, Pink Floyd, Mike Oldfield… musica d’atmosfera. Libri non ne porto.

Alpinista e fotografo come te li senti addosso questi aggettivi?

Alpinista non lo sono! Io sono salito al massimo su difficoltà di terzo grado da secondo, io non mi sento un alpinista io sono una persona a cui piace stare in montagna e portare a casa un ricordo e condividerlo

Quali sono i tuoi riferimenti nel campo della montagna e della fotografia?

Luca Visentini per entrambe; per la fotografia in particolare ci sono due persone di Segusino (il paese dove vive e lavora NDR) che attraverso i loro libri hanno stimolato in me una forte curiosità di andare a vedere quello che vedevano loro: Mario Minute ed Elvio Damin.

Hai mai pensato di passare dalla fotografia paesaggistica a quella dell’azione arrampicatoria ed alpinistica in parete?

No, sinceramente ; oltre a non avere il tempo materiale per dedicarmi, ho ancora moltissimo da esplorare e vedere. Principalmente la mia è una passione personale che poi amo condividere con gli altri.

La foto o l’inquadratura perfetta che sogni o che devi ancora trovare?

Non so se posso dirlo… Sorride.

Da solo o in compagnia quale preferisci e cosa cambia?

Dipende dallo stato d’animo in cui sono, io di solito esco da solo. L’unica persona che sa sempre dove vado è Federica (la fidanzata NDR), poi dipende dai posti. Se sono situazioni particolarmente isolate avverto anche qualche amico.

Ci son dei posti che ti sei trovato solo, ma avresti preferito avere compagnia?

Capita di partire da solo e trovarsi poi in situazioni in cui avresti fortemente voluto essere in due, quando però poi ritorni a valle sai di aver vissuto un’esperienza più completa.

Passare le notti da soli sulle cime delle montagne sono momenti che si assaporano e si comprendono solamente una volta scesi nuovamente a valle.

Se ci sono dei percorsi per me particolarmente difficili allora vado in compagnia, e l’atteggiamento cambia inevitabilmente. In ogni caso rimangono delle belle esperienze.

Come può un figlio delle colline del prosecco, avere questa passione per il genepì valdostano tanto da non farlo mai mancare nelle sue notti in quota?

Da quando l’ho assaggiato, sul Cevedale, non manca più nel mio zaino, è diventato il mio portafortuna quando vado in montagna, altrimenti le foto non vengono bene… Sorride.

Concludo finendo l’ultimo sorso di birra e ringraziando Paolo per la disponibilità  e Gianluca per la collaborazione, è arrivato il momento di andare prepararsi per la serata.

Potete vedere le foto di Paolo qui

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Paolo Colombera – Dolomiti una sola moltitudine- 30 marzo 2015 Marghera Venezia

Poche persone trovano stimolante alzarsi in piena notte per affrontare lunghi percorsi e fatiche al fine di ricercare lo scatto perfetto che la Natura può offrire.
Paolo Colombera, con i suoi fantastici scatti, ognuno con una storia a se, è pronto a farci passare una serata all’insegna della Bellezza con la “B” maiuscola e della simpatia.
Al centro dell’attenzione saranno, ovviamente, le maestose cattedrali di pietra delle Dolomiti!
Una serata a cui non si può mancare! 
Lunedì 30 marzo ore 20.45
Marghera Venezia
Chiesa di Gesù Lavoratore
Via Don Orione 3
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