Eugenio Cipriani lo “scalatore” entusiasta

Intervista di Carlo Piovan

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi (Marcel Proust).

E’ sufficiente vedere come brillano i suoi occhi, furbi e sornioni, quando li scopre dal binocolo che ha da poco utilizzato per scovare possibili linee di salita su una parete rocciosa, per capire che la famosa citazione dello scrittore francese gli calza a pennello.

Sempre entusiasta e positivo nonostante le fatiche, di Sisifiana memoria, a cui si presta per aprire nuovi itinerari; si racconta in questa intervista, parlandoci dell’ultima guida realizzata sulle pareti della Val d’Adige veronese.

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C.P.: Eugenio Cipriani, se un giovane dovesse usare dei “Tag” per il suo blog da collegare al tuo nome (es. giornalista, scrittore, arrampicatore, esploratore… ) secondo te quali aggettivi userebbe? Ovvero come ti descriveresti ad una persona che non ha mai ripetuto una tua via o letto un tuo libro, articolo o guida?

E.C. : Anzitutto giornalista-scrittore, perché è il mio lavoro. Poi, certamente, un amante della Natura in genere e della montagna in particolare. Non mi definirei assolutamente un alpinista ma, più genericamente, uno “scalatore”. Misantropo, sicuramente, ma non misogino! Infine un appassionato escursionista sempre in cerca di luoghi “oltre la folla” dove magari poter in futuro andare anche a “passeggiare con le mani” (come diceva lo scalatore vicentino Cesco Zaltron) e mai in cerca di difficoltà fine a sé stessa quanto piuttosto in cerca di bellezza e solitudine.

C.P. : Il tuo rapporto con la Val d’Adige si può definire un primo amore? Quante pubblicazioni hai già all’attivo su questi luoghi?

E.C. : Secondo amore. Il primo fu per le torri di calcare eocenico della Valpolicella di cui fui attento esploratore e in molti casi scopritore; esse furono anche l’argomento della mia prima pubblicazione, nel 1984. La Val d’Adige venne subito dopo e nacque “Scalate scelte in Val d’Adige”, per la Tamari, nel 1986. Negli anni ’90 ho collaborato alla guida di Sergio Coltri e Beppe Vidali e nel 2014 con Cristiano Pastorello per la guida “Monte Baldo Rock”. Con “Trapezio & dintorni” siamo a quattro pubblicazioni. Molti poi gli articoli che ho redatto nel corso del tempo riguardanti la Val d’Adige per diverse riviste, fra cui anche Bergsteiger e Rotpunkt.

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Eugenio Cipriani arrampicata in Dolomiti

C.P.: Sei stato testimone attivo della nascita e dell’evoluzione dell’arrampicata in Val d’Adige, la nuova guida come pensi possa contribuire a orientare l’evoluzione dell’arrampicata di questi luoghi?

E.C. : La mia nuova guida è divisa in due parti ciascuna delle quali con una precisa funzione. La prima parte, che auspico venga letta attentamente da chi poi usufruirà dei percorsi, esprime le mia perplessità sull’attuale atteggiamento di chi fruisce delle vie di più tiri ben attrezzate (il termini “plaisir” non mi piace e non lo uso); la seconda parte è invece squisitamente tecnica e descrive i percorsi soprattutto sottolineandone le caratteristiche estetiche e non la difficoltà.

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La nuova guida

C.P. : Nel promo della guida, anticipi che contiene una lunga appendice storico-deontologica sull’apertura delle vie, considerazioni sui gradi e sullo sviluppo dell’arrampicata negli ultimi decenni; ci puoi dare un anticipazione?

E.C. : Come appunto ho appena detto, è una parte che terrei molto che venisse letta. Arrampico da quaranta anni ed apro vie da trentotto anni. In questo periodo è cambiato tantissimo il modo di aprire ma, allo stesso tempo, è cambiato tantissimo anche il modo di ripetere, anzi, di “consumare” le vie. Le mie considerazioni d’apertura vertono sostanzialmente su questo.

C.P. : Contrariamente alla tua posizione, nel gergo in uso tra gli arrampicatori molte delle tue vie vengono definite “plasir” , che significato attribuisci a questo termine molto in voga?

E.C. : Come ho già detto è un termine che non mi piace. Poi per chi apre questo tipo di vie il “plaisir” non è certo durante l’apertura. Semmai, il “plaisir” uno lo prova quando ripete. Peccato che io non ami ripetere le mie vie ma sia sempre in cerca di nuovi stimoli. Quindi poco “plaisir” ma tanto “patir” (nel senso di sgobbare). Ma a me sta bene così. Un altro termine che detesto e che molti appioppano alla mia attività come scalatore è di essere un “edonista”. Se conoscessero a 360° la mia attività non parlerebbero così. Ma durante le serate di presentazione della guida cercherò di sfatare questo luogo comune che, peraltro, credo di essere stato io stesso ad alimentare in passato.

C.P. :  Come nasce una nuova via “by Cip” ?

E.C. : Tanto escursionismo, tanta esplorazione, spesso tanti “carotaggi”, tanta buona volontà e soprattutto tanta pazienza da parte dei miei compagni di cordata (pochi e sempre gli stessi) costretti a stare ore in sosta. Però poi leggo la soddisfazione nei loro occhi anche se sanno che quelle vie non verranno mai rese note al pubblico ma rimarranno una piccola gioia condivisa fra pochi (fatte salve alcune eccezioni).

Detesto chi traccia vie nuove solamente aprendo una guida, guardando un itinerario e decidendo superficialmente di salirne uno parallelo senza fare ricerca e senza fare esplorazione. Uno che si comporta così non è un apritore ma solo un pasticcione. Per fare vie nuove non basta avere un trapano. Bisogna avere buon senso, educazione, cultura specifica della o delle parete/i e, se possibile, tanta, tanta, tanta esperienza.

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Eugenio Cipriani in apertura

C.P. :  La tua guida per formato e costo è in controtendenza rispetto al quelle presenti sul mercato a cosa è dovuta questa scelta editoriale?

E.C. : Me la sono autofinanziata e dunque non avevo soldi da buttar via. Allo stesso tempo volevo contenere i costi per non gravare sui compratori. E per non metterli in fuga! Quindi niente foto di arrampicata del tipo “so beo, so figareo, so fotomodeo” ma solo ed esclusivamente foto tecniche di pareti e tracciati. Ed ecco perché l’uso del bianco e nero. A mio avviso le guide di scalata vanno benissimo in bianco e nero. Il colore è venuto di moda negli ultimi anni ma, di fatto, è superfluo. Per decenni abbiamo arrampicato con la Guida Berti e nessuno è morto perché non era a colori e non aveva foto! Visto che ho parlato di costi, approfitto per ringraziare in modo particolare Mauro Marcolin di Wild Climb che, con il suo contributo in quarta di copertina, mi ha permesso di dare una bella “limata” alla spesa complessiva. Grazie Mauro!

C.P. : Un consiglio per un giovane che inizia oggi ad arrampicare ?

E.C. : “I giovani”  – come dice Albanese quando interpreta “l’Onorevole Cettola Qualunque” – “sono un problema e non una risorsa”. Io mi attengo al pensiero dell’esimio statista e non li frequento. Ragion per cui non saprei dare loro un consiglio. Lo vorrei dare piuttosto a quei miei coetanei, e non sono pochi, che alla soglia dei sessant’anni si ostinano a combattere sulle pareti dure battaglie contro la gravità e contro le magagne che il proprio corpo inevitabilmente ormai si porta appresso. Vorrei dire loro: “Amico caro, ti do un consiglio da matusalemme: facile è bello, sientammé. Si fa meno fatica e così si hanno tempo e forze da dedicare ad altre attività. Ci siamo capiti?”

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Eugenio Cipriani con Carlo Piovan

LE SERATE DI PRESENTAZIONE DELLA GUIDA “TRAPEZIO & D’INTORNI”

Marghera (VE) lunedì 27 febbraio

Cento (FE) venerdì 3 marzo

Rovigo venerdì 31 marzo

Verona martedì 4 aprile 

Padova venerdì 7 aprile ore 18.00 Libreria Pangea

Parma giovedì 20 aprile 

Lendinara (RO) venerdì 21 aprile

 

Una risposta a "Eugenio Cipriani lo “scalatore” entusiasta"

  1. Franco Roverato 24 febbraio 2017 / 13:19

    ….beh vie di Cip ne ho percorse parecchie!Quelle in Cr.Negra quasi tutte…..ma una non ho potuto percorrere ed è stata alla torre Artù sulle Marmarole!…il primo tiro era ingombro di neve …del secondo tiro sono riuscito a percorrere i primi tre spit(ma forse anche più,sono passati anni)poi non vedevo la linea tenuta dal Cip(intanto circa VI°)….invece reperii chiodi rossi su una placca che attraversava poi a destra verso una forcella….ho salito per questi con difficoltà di 6b…il mio secondo non riuscì a raggiungermi e dopo tre voletti….tornammo in giù….mi rimane la curiosità :un po’ era la via di Cip….ma la linea dei chiodi rossi(dura che mai) era di qualcun altro…chi è passato lì oltrechè il Cip? grazie se mi rispondete…El Vecio(tutto scritto a memoria dopo parecchi anni!….Ah,bella invece la via Principessa che si incrocia con la via di del Negro,mi pare,sulla Torre?)

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