Sulle ali della Civetta a quota 3000

di Emanuele Andreozzi

Era da diversi mesi che avevo l’idea di concatenare insieme, le cime sopra i 3.000 m di quota del massiccio del Civetta. Finalmente dopo tanto caldo arriva una giornata fresca, si prevede anche il cielo leggermente velato, proprio le condizioni perfette che aspettavo! Elaborato il piano, che prevede rigorosamente un percorso ad anello, eccomi finalmente a Pecol Vecchio. Sono nel buio della notte, da solo e non conosco completamente la zona. Alla luce della mia frontale ho un gran bel da fare tra mappa e relazioni durante la prima parte del percorso, così va a finire che albeggia ancor prima di arrivare al Passo del Tenente.

È un sorger del sole meraviglioso, tutto viene illuminato di uno strano e brillante giallo, mai vista prima un’alba di questo colore! Finalmente dal Passo del Tenente in poi tutto diventa chiaro e logico, accelero il passo, potendomi muovere velocemente senza pensare a dove andare. Scambio brevemente qualche parola con due ragazzi che, ancor prestissimo, stanno già scendendo e arrivo nei pressi del Rifugio Torrani. Lascio lo zaino e di corsa lungo una bella cresta raggiungo la Cima di Tomè, ovvero la prima di giornata! Sono contento, tutto sta andando bene e mi godo la solitudine immerso in in un luogo straordinariamente bello. Torno allo zaino, lo metto in spalla e mi dirigo sulla cima del Civetta. Qui lo spettacolo si alza ad un livello superiore, tra grosse cornici e la parete delle pareti che scende a picco sotto di me per oltre mille metri. Proseguendo mi gusto lo spettacolo lungo il filo di cresta, fino a quando devo per forza scendere un ripido pendio. Proseguo in giù fino a traversare ed individuare il facile passaggio di arrampicata che mi permette di entrare in un ripido canale e raggiungere la vetta della Piccola Civetta. Adesso la traversata entra nel vivo, mi ritrovo a percorrere una suggestiva cresta, bella da togliere il fiato, sempre a picco sul vuoto della parete nord-ovest. Camminando sul filo di grosse cornici sembra di essere su un 4.000 nelle Alpi piuttosto che in Dolomiti.

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Quando tutto questo termina nell’ultima vetta (la Cima de Toni) sono quasi dispiaciuto che la cavalcata in cresta sia finita. Mi passa per la mente l’idea di proseguire fino alla Busazza, ma manca la neve, dunque la voglia di farmi una bella discesa con gli sci prevale sulla gran ravanata, che causa gli scomodi e duri scarponi da sci, mi aspetterebbe sulla nuda roccia per raggiungere e anche scendere la Cima della Busazza. Comincio ad andare in giù, dopo una breve doppia metto gli sci. Le condizioni della neve sono eccezionali, grazie al cielo velato, il debole sole di oggi ha formato un firm perfetto, permettendomi di godermi la discesa ripida curva dopo curva. In valle do velocemente un ultimo sguardo alla mappa, ma non ci sono dubbi, è tutto giusto, una breve risalita mi porta alla Forcella delle Sasse, dalla quale mancano gli ultimi mille metri di discesa. Con un’altra sciata memorabile sempre sul più bel firm della stagione – questa volta su terreno dolce e mai ripido – arrivo alla capanna della teleferica dove ero passato all’andata. Non mi resta che scendere quest’ultimo tratto fino alla macchina, che raggiungo incredibilmente sci ai piedi! Non male considerato che è il primo maggio e nei giorni scorsi ha fatto un caldo estivo.

Che dire, fino ad oggi avevo guardato il massiccio del Civetta solo per arrampicarne le sue leggendarie pareti, oggi invece ne ho scoperto un lato altrettanto bello e suggestivo che non conoscevo. È stata una cavalcata a fil di cresta memorabile, penso che forse questo giro non abbia eguali in Dolomiti.

Non è un semplice concatenamento di cime, dove più sei allenato e più ne metti dentro, difatti il dislivello non è esagerato (circa 2.500 m circa) e neanche il numero di cime “ufficiali” è alto (appena quattro). Semplicemente è un viaggio che nulla ha a che fare con i numeri, ma soltanto con la bellezza di una natura rara e unica. Chi saprà cogliere questo aspetto, potrà godere di un viaggio meravigliosamente selvaggio, magari anche difficile e di ricerca, ma che garantisce emozioni e silenzi preziosi.

L’itinerario è quanto di più completo ci si possa immaginare, racchiuso in un giro ad anello, troviamo difatti un perfetto mix tra alpinismo (difficoltà da AD a D a seconda dalle condizioni) e sci ripido (S 5.1 la discesa dalla Cima de Toni).

Relazione

La prima tappa è quella di seguire la Via Normale del Civetta. Si parte dal parcheggio di Pecol Vecchio(1380 m) all’imbocco delle pista, per poi arrivare alla Baita Civetta(1579) oltrepassarla puntando a destra al bordo di un torrente. Imboccare il sentiero 586 con indicazioni(cartello) per Forcella della Grava. Seguirlo prima a fianco del torrente, poi quando sparisce andare avanti fino ad arrivare ad una piccola capanna dove parte la teleferica (1.808 m). Adesso salire su terreno più ripido il pendio puntando leggermente in diagonale verso destra.

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Alle prime luci dell’alba ecco il tratto verso il Passo del Tenente della Via normale al Civetta.  

 

 

Terminata la vegetazione e giunti nei pressi delle pareti di roccia, proseguire decisamente in diagonale sempre verso destra, puntando al Passo del Tenente(vedi foto). Individuati i cavi metallici risalirlo. Fin qui, se non lo si conosce, il percorso non è particolarmente facile da trovare, anche perché si è ancora al buio con le frontali, dunque fondamentale una buona mappa. Da adesso invece proseguire per ripidi pendii nevosi seguendone la logica fino a giungere nei pressi del Rif. Torrani. Prima di arrivare alla struttura, puntare piuttosto alla grande forcella che divide Civetta e Cima Tomè.

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Dalla Cima di Tomè si ha un’ottima visuale sul successivo tratto da percorrere. Il facile passaggio in arrampicata (o eventuale breve calata) che permette di raggiunger canale tra il Civetta e la Piccola Civetta è alla fine della linea tratteggiata

Dalla forcella, a sinistra salire la bella cresta inizialmente nevosa, che poi dopo la prima spianata tra cornici e roccette porta in breve alla prima cima di giornata, ovvero la Cima Tomè 3061 m. Ritornare alla forcella e salire fino in cima al Civetta. Dalla vetta seguire la cresta con enormi cornici in direzione sud, scendere per un ripido pendio nevoso, fino ad individuare sulla destra il posto più agevole per entrare nel canalino tra Civetta e la Piccola Civetta. Se si azzecca il passaggio più agevole si può disarrampicare facilmente una manciata di metri (I e II grado), altrimenti sarà necessario calarsi con una breve doppia. Salire il canale, dove si biforca prendere senza timori il ripido canalino di sinistra, dunque non quello più invitante che va alla forcella. Il canalino sbuca in cresta, e sempre su terreno piuttosto ripido si giunge alla vetta della Piccola Civetta.

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Un particolare del ripido canalino da salire per raggiungere la Piccola Civetta

Seguire fedelmente la lunga e bellissima cresta, tra grosse cornici, passaggi esposti sul filo e tratti rocciosi. Principalmente orizzontale, poi con qualche sai e scendi più accentuato, fino ad una decisa discesa verso la Cima de Toni.

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L’ultimo tratto della cresta con la Cima de Toni e il tracciato della discesa.

Giunti alla forcella salire quest’ultima cima e tornare sui propri passi alla forcella. Attenzione, il percorso adesso non è di facile individuazione, la discesa moderatamente è ripida (S5.1) ma veramente bella e di gran soddisfazione. Scendete direttamente il canalino che da verso la Valle delle Sasse, presto si arriva ad un breve salto roccioso. Individuare la sosta sulla destra(faccia a valle), calarsi con una breve doppia, e adesso calzati gli sci scendere fino a giungere ad una grande ed evidente cengia che va interamente traversata a destra(faccia a valle). Fin qui tutto è ancora abbastanza logico, ma adesso attenzione perché da questa cengia, dopo aver traversato direzione sud, non va preso il primo invitante canalino che scende verso valle, ma si va ancora un attimo oltre per scendere quello successivo che porterà finalmente giù in Valle delle Sasse. Una volta nella valle puntare la Forcella delle Sasse, che si raggiunge con un’ultima breve risalita di un centinaio di metri scarsi. Dalla forcella scendere definitivamente a valle con divertente sciata su pendii abbastanza dolci, fino ad arrivare alla capanna della teleferica ricongiungendosi con il percorso di salita. A questo punto il gioco è fatto, non resta che seguire a ritroso le proprie traccie di salita fino alla macchina.

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Scesi dalla Cima de Toni si attraversa tutta la Valle delle Sasse e si risale fino alla Forcella delle Sasse. Ultima tappa del giro.

 

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