“Amici per sempre” – nuova via sulla Nord della Cima Verde

di Saverio D’Eredità

Prendi l’auto e vai in una valle, una valle che conosci da sempre e di cui credi di sapere già tutto. Guarda in alto le pareti. Cosa ti viene in mente? Non pensarci, non serve. Lascia che te lo dicano loro. Soltanto guardale con occhi nuovi. Non cercare niente. Dimentica tutto, butta all’aria, libri, tracciati, riviste e consigli. Trova e basta. Il segreto è tutto lì. Lasciati stupire.

La Nord del Montasio sovrasta la Saisera con la sua architettura squadrata e severa. È forse la più cupa e incazzata nord di tutte le Giulie. Non c’è un solo metro di parete che conceda qualcosa all’occhio dei cacciatori di linee. E non stiamo certo parlando di una stima delle difficoltà, quanto piuttosto della morfologia stessa della parete. Sembra non faccia altro che respingerti. La lunga cresta orizzontale sormonta un muro massiccio e squadrato. Ai lati, le due gigantesche creste che ne discendono restituiscono l’immagine di un un gigantesco trono con tanto di sedile.

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La Nord del Montasio in pieno inverno -foto S.D’Eredità

Quando quel poco di sole che si concede in estate l’abbandona, sprofonda in un’ombra spessa ed inquietante. Anche solo immaginare di salirla risulta, più che difficile, repulsivo, non offrendo nemmeno un suggerimento. Muri compatti tagliati da cenge inclinate e tappezzate di verdi umidi ed infidi ne fanno l’emblema di un alpinismo che pare ormai tramontato. Poche, pochissime le vie tracciate a dispetto dell’imponenza della parete che stacca per ben 700 metri in verticale dai resti di un ghiacciaio. Se si considera poi la sezione compresa tra la sottile costola della Cresta di Mezzo e la Cresta di Berdo l’oblio è ancora più profondo. La prima via di Gilberti, proprio al centro, aperta appena nel 1929, poi Soravito e Perotti negli anni ’50 sull’estremo lato sinistro. Quindi più nulla, pare.

Ed invece è proprio qui che bisogna saper guardare. Reinventando, leggendo con un po’di sana disinibizione. L’alpinismo invernale è in questo senso un terreno sempre avvincente e stimolante. Dove si misura l’istinto dell’alpinista nel sapere interpretare la stagione e coglierne gli aspetti sempre nuovi. In tempi di alta pressione, in cui sembrano esser secche pure le vene delle idee, basta un po’di fantasia per illuminare di nuovo la strada.

Proprio quello che hanno saputo fare Enrico Mosetti, Alberto Giassi e Davide Limongi domenica 18 dicembre approcciando per la (prima?) volta la parete Nord in una veste “quasi” invernale. Quasi per la data, non per le condizioni che comunque in quota si presentano già invernali seppur decisamente secche.

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Nord della Cima Verde con il tracciato della via “Amici per Sempre”

Dal fondo della Saisera sono circa 1000 i metri di dislivello da coprire, passando per il bivacco Stuparich e quindi traversando tra macchie di ontani e detriti il grande basamento della parete, per giungere all’attacco. Da qui un evidentissimo canale alto si insinua proprio sotto la verticale della Cima Verde. I tre sono saliti per circa 200 metri nel canale su pendenze crescenti dai 50° ai 70° gradi prima di arrivare al nocciolo del problema: una spettacolare colata che precipita da uno sbalzo della parete e sfiora il fondo del canale. Qui, in prossimità di un grottino, Mose, Berto e Dade sono saliti per due tiri lunghi su ghiaccio molto duro: il primo praticamente in verticale, il secondo in leggero diagonale verso dx portandosi progressivamente verso il margine destro del costolone che taglia in due la parete. Ne sono venuti fuori 350 mt di via, in ambiente davvero severo dove “il Montasio sembra venirti addosso” come ha detto il Mose. Due doppie su abalakov, di cui una in parte nel vuoto li hanno riportati nel canale alla base.

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“Amici per sempre”  – Cima Verde – foto E.Mosetti

È nata così “Amici per sempre” una linea talmente evidente da…non essere vista (!) e rimanere celata per tutti questi anni nel ventre della grande parete. Una parete che solo raramente sa offrire condizioni sicure: non appena sopraggiungono nevicate appena in media con la zona questa muraglia si tappezza di una corazza tanto impressionante quanto precaria ed effimera, con elevato rischio di slavine. Ci sono inverni in cui la stessa rimane “smaltata” per mesi, proprio grazie alla particolare morfologia fatta di cenge regolari alternate a placconate e “prati verticali” sospesi. I tre hanno saputo approfittarne, al momento giusto.

Quasi un anno fa, su queste pagine, raccontavamo della prima salita della Nord della Cima del Lago/Jerebica da parte di Leo Comelli e del Mose (“Con il bambino in giallo nella casa maledetta” – Nuova via per Comelli e Mosetti sulla Cima del Lago). C’è una linea di continuità che lega le due vie. Forse più di una linea. Perché c’è, alla base, la voglia di esplorare, di scoprire, di leggere con occhi sempre nuovi quel gigantesco libro aperto che è la montagna. C’è la fantasia, la creatività, la ricerca del nuovo che si annida nei dettagli, nell’arte di sapere osservare i piccoli indizi che la Natura ci offre non lasciandosi confondere o assuefare dalla routine. Ed in fondo a tutto c’è la storia di un’amicizia, che pervade il senso dei giorni, delle ore, passate in salita, o di quelle – molte più – perdute sognando. Sarebbe piaciuta molto a Leo, questa nuova via aperta dai suoi amici. Tanto che verrebbe naturale pensarlo il quarto ideale di questa cordata. Perché c’è tanto di un certo alpinismo che a Leo piaceva un sacco, quell’alpinismo fanciullo che si alimenta di un sano entusiasmo per ogni cosa nuova. Che ti fa alzare in un’alba fredda, andare incontro ad ogni esperienza cercandone il fondo di incertezza. Che non lascia passare un solo giorno senza chiedersi“là dietro cosa c’è”.

Tornano in mente le parole finale dell’autobiografia di Eric Shipton: la “sorgente dell’incanto è dentro di noi; nasce dal senso di stupore, il più prezioso dei doni, che spetta di diritto ad ogni bambino che nasce. Se lo perdiamo la vita sarà piatta ed incolore. Se lo conserviamo ogni esperienza è un arco oltre cui brilla quel mondo inesplorato…”

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Cima Verde parete Nord

“Amici per sempre”

Prima salita: E.Mosetti, A.Giassi, D.Limongi, 18/12/2016

Difficoltà: IV/4+, 350 mt

Avvicinamento: da Malga Saisera si sale al bivacco Stuparich per il sentiero 639 in circa 1.15. Da qui si abbandona la traccia aggirando a sinistra la piccola Torre Palizza portandosi in direzione della parete Nord della Cima Verde. Risalire neve e detriti portandosi alla base dell’evidente canale al centro della parete.

Descrizione: canale nevoso circa 200 mt (50°-70°) quindi da un grottino attaccare la cascata di ghiaccio soprastante a dx

  • 50 mt, alternanza di muretti verticali quindi un po’a dx
  • 60 mt, muro verticale, quindi in diagonale verso dx fino ad una cengia dove finisce la colata

Discesa: doppie su abalakov (2×60 mt) fino al canale

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Una risposta a "“Amici per sempre” – nuova via sulla Nord della Cima Verde"

  1. inglassa 20 dicembre 2016 / 14:18

    Ho letto con attenzione l’articolo. Ogni volta che leggo questo blog, anche se non arrampico ma cammino solo, è un arricchimento non indifferente.Ogni volta trovo sempre qualcosa che calza a pennello nella mia vita e proprio nel momento in cui lo leggo. L’arrampicata non è uno sport è un modo di vivere, di affrontare la vita, con tutto quello che essa comporta.
    Grazie.

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