Gaeta #7 – Libertà 2.0 –

Oggi si parte. Molte volte tutta la bellezza di una vacanza sparisce al rientro, questa volta il senso di libertà del primo giorno lo porto ancora dentro come un seme su terreno fertile.
I pensieri fin qui scritti erano esposti al singolare con connotati personali, ma è solo grazie all’ azione plurale, di un gruppo di amici nonché compagni di cordata, che ho vissuto quanto scritto e molto molto di più. Grazie per la generosità (in ordine sparso) a: Anna, Alessandro,Giulia, Antonio, Beatrice, Francesco e Zorro. Intanto l’auto scorre tra le valli di comacchio, io assaporo l’odore salmastro di casa, il sole tramonta e la Luna piena si specchia nel Po’.

Gaeta #5 – Croce del Sud –

La leggenda narra che le profonde fenditure della montagna” spaccata”  di Gaeta si siano create alla morte del Cristo; oggi lungo una di queste fenditure come in un atto liberatorio, più vicino al volo del gabbiano che ai granchi di scogliera, si fanno scorrere le corde per un centinaio di metri verso le onde del mare. Solo uno scoglio roccioso di costa, evita il bagno fuori stagione e segna il punto di partenza di quella che è la via in spigolo per antonomasia, Croce del sud. 110 m di verticalità ed esposizione sul Tirreno. Questa non è solo una via di rocce liscie e tonde per la mano destra e ruvide e taglienti per la mano sinistra. Questa è una via di aria e di vuoto, che si conclude con il tiro dello strapiombo finale dove il corpo si stacca dalla pietra e vibra per un secondo nel cielo del sud. Pur abituati a centinaia di metri di vuoto sotto i piedi, che dopo tanti anni non fanno più impressione, su queste pareti la superfice movimentata del mare rimette in gioco l’attitudine al vuoto. La Croce del Sud, non è una via di terra… è una via di aria.

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Gaeta #2 – discesa e risalita dall’ abisso-

Montagna spaccata, qui le ordinarie abitudini dei climber vengono rovesciate. Se normalmente per mettere mano sulla roccia bisogna sobbarcarsi un avvicinamento la cui durata è dettata dalle curve di livello del luogo, qui alla Montana spaccata di Gaeta si parte dall’ alto per scendere a filo d’acqua per poi, ovviamente risalire, a meno che non disponiate di un supporto nautico alla base. Fosse solo anche un canotto gonfiabile, giusto per non bagnare le corde; nessuno mette in dubbio le vostre capacità natatorie. In alternativa alle calate in corda doppia, esiste una discesa nell’ intimità della montagna. Una voragine permette un accesso, dall’aspetto dantesco, alla grottadel Turco. La grotta, con affaccio diretto sul mare, è un luogo fermo nel tempo. Approdo da narrazioni Omeriche o covo segreto di pirati Salgariani, esercita un fascino che stimola senzazioni arcaiche perse nella notte dei tempi.
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Dal lato sinistro inizia il percorso per la risalita dall’ abisso.  180 m di traverso, in buona parte a filo d’acqua, per uscire dalla lunga insenatura della grotta e guadagnare un po’ di luce sulle” terrazze” aperte sul Tirreno per poi salire lungo i verticali pilastri per emergere dall’ abisso e ritrovare la dimensione orizzontale sulla cima boscosa.
Ambiente ipogeo, marino e “montano” un viaggio di 320 m che fonde ambienti e paesaggi diversi tra loro ma fusi in un unico luogo.
Se poi avrete la fortuna di legarvi in cordata con un “capitano” non  temerete  certo di perdervi.
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buon 2015

Nota: Gaeta montagna spaccata traverso fotonico del turco + Beatrice 320 M 6b max 6a obb

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il racconto del mio compagno di cordata http://francescomariasauro.blogspot.it/2015/02/fotonico-traverso-del-turco-montagna.html