Luci e prospettive

di Saverio D’Eredità

Primi, non lo saremo mai. Per incapacità o più spesso per indolenza. Ultimi, invece, lo saremo sempre. Se non per scelta, almeno per vocazione.

Raramente sono arrivato puntuale ad un appuntamento e appartengo alla categoria di quelli che i titoli di coda, al cinema, li vedevano fino all’ultimo nella sala buia. Certo, più spesso devo ammettere di non aver saputo cogliere l’attimo. Di essere arrivato dopo.

E quindi – nel nostro piccolo – difficilmente saremo primi a fare traccia o a solcare pendii. Non primi a toccare una cima e nemmeno primi ad inventare qualcosa di nuovo o indovinare una tendenza. Eppure quando essere primi sembra essere l’unica condizione possibile, quando l’unico modo per resistere all’onda pare essere cavalcarla, forse essere ultimi assume un altro significato. Si può resistere all’onda semplicemente lasciandola scorrere avanti e vederla poi spegnersi. Cogliendone la prospettiva.
La prospettiva è il frutto maturo della saggezza e la saggezza è il dono ultimo di una vita.

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Accade così che t’arresti a metà della discesa, per aspettare qualcuno o forse perché le gambe non ne hanno più. O anche perché hai imbroccato quelle quattro curve giuste e allora lasci che una dolcezza si depositi in fondo al cuore, come neve che sfarina allo sfocio del canale. Quindi sollevi la maschera, provando a sottrarre tutti i filtri e deformazioni che alterano la vista. E ti stupisci, di nuovo, delle prospettive e del tuo tornare ostinatamente qui.

Giulia ha un’armonia silenziosa e tenace. Fatta di luci e prospettive. Delle angolature che stupiscono, di fughe e successioni di piani che si rincorrono ad un punto nel tempo e nello spazio. Delle tonalità irriproducibili di luci che seguono la regolarità delle stratificazioni, o squadrandone le creste ossute penetrano imprevedibilmente a svelare la profondità dei canaloni. Luce che talvolta sembra nascere dal mare stesso, quella specchio riflettente che orienta i nostri sguardi ogni qual volta sfuggiamo all’ombra delle pareti. Le Giulie sono un po’Piero della Francesca e un po’Vermeer.
Perché è quando il mondo precipita nel caos che si avverte l’esigenza di un disegno complessivo, equilibrato, armonioso. Prospettico. Così come là dove la luce è cosa rara e preziosa, è più urgente il bisogno di coglierne i dettagli minimi. Come di cosa amata.

Riabbasso la maschera, fletto le ginocchia e respiro. L’aria si è fatta di sera. Dalle valli risale la notte. Essere ultimi non sarà inebriante e in genere riserva neve peggiore.
Ma è a suo modo un privilegio ed una cosa intima.
Quando tutto sarà ormai scuro, e si avvicinerà l’onda potente della notte, saremo noi a chiudere le porte del giorno e buttare via le chiavi. E a quel punto, sì, la montagna sarà cosa solo nostra.

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2 risposte a "Luci e prospettive"

  1. omarut 22 febbraio 2017 / 9:50

    Molto bella Saverio! Essere ultimi in sto periodo apre anche altri punti di vista, ci sto riflettendo su da un po’ e scriverò qualcosa al riguardo..

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    • Rampegon 22 febbraio 2017 / 21:37

      Grazie! è un concetto su cui rifletto da un po’e meriterebbe un approfondimento.E allora aspetto di leggere il tuo punto di vista! Ci si vede in giro! ciao

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