Roda di Vael una prima invernale: quasi per caso sugli appigli di Renato.

Una prima invernale nata dall’entusiasmo e dall’incessabile ricerca di avventura di due amici, che nelle righe a seguire, ripercorrono le poche ore di luce che l’inverno concede, usate per salire la via di Renato Casarotto alla Roda di Vael il 23 gennaio 2016.

di Jacopo Biserni e Paolo Tiezzi Scuola Pietramora (Ravenna)

“Facciamo un’invernale? Dai, per fare un pò di esperienza in quelle condizioni!” Qualche amico risponde:

“ma no, se ci sono le condizioni piuttosto vado a fare cascate o qualche via di misto.” Io non demordo, ho proprio voglia di rimanere a contatto con la roccia… Tempo fa, cercando la relazione di un’altra via, mi sono imbattuto nel sito oltrelavetta dove a volte attingo informazioni. Guardando tra le relazioni delle ascensioni nel gruppo del Catinaccio, l’attenzione mi cade sul nome del grande alpinista vicentino (Renato Casarotto Ndr) .

Via Casarotto alla Roda de Vael.

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Roda di Vael con il tracciato della via Casarotto e var.  – foto archivio Biserni

Caspita!!! mi sono subito incuriosito e leggendo attentamente la relazione sono stato immediatamente colpito dal fascino di questa via. Eravamo alle porte dell’ inverno e siccome quest’anno avevo intenzione di impegnarmi in qualche invernale, ne parlo con un amico e compagno di arrampicate che alla fine mi da… corda… L’idea iniziale era orientata su una parete sud… avevo in mente la Livanos alla Odla di Cisles, o in alternativa una salita al Campanile di Val Montania; sempre spettacolare… ma l’idea della Casarotto alla Roda di Vael, inizialmente ipotizzata per l’estate, comincia a prendere piede. La stagione avanza e guardo in continuazione le webcam ed il meteo di Carezza e Vigo di Fassa, l’innevamento del pendio alla base della ovest è discreto, sicuramente nel versante Nord/est troveremo dei significativi riporti di neve. Ok deciso!! Chiamo Paolo! Gli propongo la Casarotto e subito gli si drizzano le orecchie. In pochi minuti anche lui è convinto e ci diamo appuntamento per venerdì 22 (gennaio 2106 NdR) sera per partire. Mi raccomando portiamo i ramponi!

Su quella parete avevamo salito tutti e due la via Eisenstecken, io in estate qualche anno prima e Paolo a novembre di quest’anno e ricordavamo, entrambi, il freddo alle mani all’attacco…perciò decidiamo di portare due paia di guanti a testa!

Nessuno dei due aveva mai percorso la ferrata che conduce al rifugio Roda de Vael, diventava condizione fondamentale arrivare in cima almeno un’ora prima del buio, per trovare il cavo e superare alla luce le parti più difficoltose. Eravamo consci di avere la luna piena dalla nostra parte, quella sera, perciò sapevamo che ci avrebbe dato un “supplemento” di luce lungo il ritorno. Dormiamo nel parcheggio degli impianti da sci che portano al rifugio Paolina.

Sveglia alle 7.30, colazione con fornellino, decidiamo di prendere la seggiovia perchè tanto attaccare prima non avrebbe avuto senso per il freddo…insieme a noi una serie di friend BD con giallo rosso e viola raddoppiati più la serie di piccoli, martello e 3/4 chiodi ciascuno per rinforzare qualche sosta, 10rinvii e tanti cordini…2 inseparabili corde da 60m…termos da 0,75..due paia di guanti e piumino al seguito…. alle 10.30 siamo all’attacco e facciamo il primo tiro sulla rampa slegati.

Arrivati alla clessidra della prima sosta ci siamo ancorati e sono iniziati i preparativi.

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Paolo Tiezzi sul primo tiro della var. Bozzetta foto arch. Biserni

Alle 11 parte la rumba!! parete in perfette condizioni, nessun tratto bagnato, sappiamo che il sole lo vedremo solo arrivati nel terrazzo detritico sopra le difficoltà a tre tiri dall’uscita…è FREDDO!!! soprattutto nella parte bassa, ma sui tiri di V+ scaliamo senza guanti perchè diversamente ci sarebbe risultato difficile…a volte è un togli e metti continuo per cercare di mantenere la sensibilità nelle dita ma senza grandi risultati. Circa a metà via cominciamo a sentirci galvanizzati dalla presenza del sole sulla sinistra della Roda, non vediamo l’ora di spuntare sulla terrazza per godere un po’ del suo calore. In alto decidiamo di fare la variante Bozzetta, tre bei tiri di V+ e VI- su placche gialle, molto belle e in stile Casarotto (pulito) giusto 2 chiodi di passaggio, uno sul secondo tiro della variante ed uno sul terzo nello strapiombo dello spigolo. Abbiamo così evitato i camini finali per stare al sole:-) alle 16.30 eravamo in cima.. La discesa è stata entusiasmante come la salita! Abbiamo trovato tratti con neve fino ai fianchi, senza ramponi sarebbe stata molto dura, il cavo della ferrata in parte nascosto dalla neve.

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Jacopo Biserni nel grande diedro fessurato – foto arch. Biserni

Il tramonto che ci attende sulla Roda è stupendo come aver coronato questo sogno. Il buio cala su di noi quando siamo già sui pendii nevosi dopo la prima parte di ferrata e le frontali cominciano ad illuminare il manto bianco. Arrivati al rifugio Roda de Vael ci stringiamo nuovamente la mano e con due pacche sulle spalle cominciamo a scherzare sugli inciampi delle gambe stanche. Una volta giunti alla macchina ancora un abbraccio per la gioia di questa avventura che ha unito me e Paolo.

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J. Biserni lungo la discesa  – foto archivio Biserni

Per me è davvero importante, sono sempre stato appassionato di montagne ma ho cominciato a scalare solo 3 anni fa, perciò questa salita è per me una grande soddisfazione, esser lassù, soli col proprio compagno e veder la luna salire dietro la sud della Marmolada è stata la gioia più grande.

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Jacopo e Paolo in vetta

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