60 anni di chele in parete

di Carlo Piovan

Mi dicono che sessant’anni per un uomo è l’età della profonda maturazione, l’età in cui non ha più paura o remore di dire quello che pensa, l’età in cui può nuovamente stringere tra le braccia una nuova vita, con la leggerezza d’animo di chi ci è già passato.
Ma cosa sono sessant’anni per un gruppo di persone che dal 1957 hanno deciso di condividere, nello spazio della montagna e nel tempo di molte generazioni, la passione per l’arrampicata?

93 uomini e donne, da dodici lustri, salgono le montagne della terra, indossando un maglione blu con un granchio bianco ricamato sul braccio sinistro.

Pareti di roccia, pareti di ghiaccio, pendii di neve, scogliere a picco sul mare. Non importa dove, sicuramente importa molto di più con chi , e sempre in quella dimensione verticale che sembra quasi anacronistica per chi è stato generato in mezzo all’acqua.

Ma è noto che gli abitanti della laguna di Venezia, lo spirito dell’ esploratore lo hanno nel sangue. Polo, Cadamosto, Querini, gli illustri antenati lo sapevano bene cosa voleva dire guardare l’orizzonte che si apre dalle fondamente nove, verso la terraferma, nelle limpide giornate invernali. La prospettiva accorcia le distanze, l’orizzonte si apre dai picchi innevati dell’Adamello alle coste della Dalmazia e non si può rimanere indifferenti al desiderio di partire.

Così come i loro predecessori, un gruppetto di alpinisti lagunari, sessant’anni fa, non rimase a guardarle le montagne dalla laguna, ma andò incontro alla loro verticalità.

Era il 1957 quando quattro giovani alpinisti veneziani si trovarono casualmente a collaborare nel corso di un’operazione di soccorso sulla Marmolada con il neonato gruppo alpinistico Cortinese noto come gli Scoiattoli.

Da quell’esperienza nasce un progetto condiviso e allargato a sedici amici, che sulla scorta dell’esempio ampezzano decidono di fondare il gruppo rocciatori Gransi.

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Dal 1958 al 1971 il gruppo Gransi organizza e dirige i corsi della Scuola Nazionale di Alpinismo “Sergio Nen” del CAI Venezia. Tuttora, pur essendo una struttura separata dal Gruppo, molti istruttori della stessa fanno parte del Gruppo a pieno titolo.

L’attività alpinistica dei Gransi attraversa le epoche e contribuisce a scrivere la storia. Dalla fucina alpinistica e luogo di ritrovo abituale di Valle Santa Felicita (Monte Grappa), partirà la stagione del VI grado in Dolomiti con prime ripetizioni e nuove aperture, fino al nuovo mattino, in salsa veneta, sulla pareti di fondovalle della Val Brenta e della Valle del Sarca, per proseguire lungo le gocce di calcare verdoniane e le fessure californiane di Yosemite.

Diventeranno protagonisti su tutte le principali pareti delle Alpi e degli Appennini aprendo e ripetendo itinerari o salendo per primi in inverno. Spingeranno l’esplorazione nelle meno note Alpi Dinariche, nelle isole Greche, con gli sci nei Pirenei, e promuoveranno spedizioni extraeuropee, anche con prime ascensioni in Himalaya, sulla Cordigliera delle Ande, sulle montagne dell’Hoggar, dell’Atlante, del Monte Kenya.
Tutt’oggi le anime del gruppo spaziano da alcuni soci fondatori ad un crescente gruppo di trentenni, passando per le varie generazioni alpinistiche dal 1957 ad oggi.

Tante espressioni e modi di vedere e vivere la montagna che, nonostante il temperamento, tendenzialmente solitario ed autoreferenziale che spesso connota gli alpinisti, riescono a distanza di sessantanni a riconoscersi ancora nello spirito di condivisione e amicizia dei soci fondatori.
Il segreto di questa longevità, sebbene alla vista non nasconda qualche capello bianco, risiede in una contagiosa energia dalla quale si viene permeati ogni volta che ci si ritrova a scalare assieme.

L’ho provata nel 2012 alla mia prima uscita, da neo ammesso nel gruppo, in valle di Santa Felicita. Nonostante la mia natura timida, ho avuto fin da subito la sensazione di far parte di una grande famiglia e sebbene non mi mancassero, ho trovato degli stimoli ancora maggiori per costruire il mio percorso di formazione. Avere molte persone disponibili a raccontarti il loro alpinismo e a consigliarti, è un regalo che nessun social network sarà mai in grado di sostituire.

Il gruppo in Valle di Santa Felicita in occasione dei festeggiamenti per i 60 anni – foto arch. Gransi –

Allora i sessant’anni sono un rito di passaggio, tra generazioni di arrampicatori, un rito di condivisione di esperienze che si rinnova ogni qualvolta due gransi si legano assieme e formano una cordata, continuando a portare in alto le loro chele.

Sull’origine del nome.
Ma perchè Gransi? la leggenda vuole che la mamma dell’unica donna fondatrice (Ada Tondolo) la chiamasse simpaticamente “gransieta” per la sua nascente passione per la scalata.

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Ada durante l’esame finale del corso roccia – foto arch. Gransi –

L’origine del mito, come nella migliore tradizione, è donna.

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