Cambio sport (diario semiserio di un canyonista improvvisato)

di Saverio D’Eredità

Sono una persona molto antipatica. Antipatica e snob. Quando sento parlare di sport outdoor, di attività nella natura, insomma ci siamo capiti, mi viene l’orticaria. Quando, chiacchierando del più e del meno, qualcuno scopre che vado in montagna mi dice “sai ho fatto una volta la ciaspolata”, io son lì che li guardo con compassione e disprezzo. Si, sono anche una brutta persona. A parte l’alpinismo, non mi interessa altro: vie, storia delle vie, passaggi delle vie. E anche lo scialpinismo: salite, discese, qualità della neve, pendenza, esposizione. Sì, oltre che antipatico sono anche una persona noiosa. Ma sono cambiato. No, non proprio cambiato: a causa di questa forzata sospensione che definirei “ortopedico-psicologica” dall’arrampicare, ho semplicemente preso in considerazione (non deciso, sia chiaro) di provare anche i famosi “altri” sport praticati gioiosamente da tanti amici. Dove per gioiosamente intendo quel rapporto sereno, realizzato, equidistante che rende le persone così belle, luminose, appagate insomma tutto quello che non sono io, che sono una brutta persona e quindi in realtà le invidio profondamente.

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