Cresta Berdo, ieri e oggi

di Emiliano Zorzi

Alcuni anni fa, il semplice caso e la sempre presente “scusa” derivante dalla compilazione delle guide, mi ha spinto a visitare questi luoghi, che conoscevo solo di sfuggita. Il primo contatto è stato sulla via Rimmel, l’unica e prima scalata recente/moderna/conoscibile, mentre quelle “antiche” versano in stato di completo abbandono umano. Mi ha comunque incuriosito il fatto che, pur essendo questa lunga costiera di pareti ben visibile ed evidente dalla Val Saisera, non abbia ricevuto nessun tipo di attenzione arrampicatoria negli ultimi 50 anni e si sia limitata, precedentemente, a poche e limitate vie figlie di un altro mondo, altre possibilità e difficoltà che oggi non rientrano più nell’ottica e nei gusti dei frequentatori delle rocce attuali.

Oggi invece, estate 2023, all’ombra della muraglia del Montasio, le possibilità di vivere giornate in un ambiente severo e bucolico allo stesso tempo, di ripetere vie sconosciute e di trovare spazi per aprirne di nuove sono ancora grandi, senza alcun problema di convivenza o sovrapposizione di linee e stili. Un terreno dove ognuno, secondo la propria inclinazione, capacità, visione ed esperienza può e potrà avere modo di esprimersi, circondato dalla totale tranquillità quando non dalla solitudine.

LA GEOGRAFIA DEL LUOGO

La grande dorsale della Cresta Berdo si stacca verso nord-est dalla massa del Montasio in corrispondenza dell’elevazione della Cima Verde. Questa notevole cresta, che sul versante orientale è un intricato complesso di brevi salti rocciosi infestati dai mughi e dall’erba verticale mentre su quello occidentale presenta pareti dalla selvaggia bellezza alte fra i 200 e 500 m, digrada progressivamente verso il fondovalle della Val Saisera, e più precisamente sugli enormi ghiaioni pianeggianti della Spragna, con una serie di elevazioni e gobbe la cui lunghezza complessiva è di circa 2 km.

Poche di queste elevazioni hanno ricevuto un nome proprio, tanto che vengono indicate semplicemente con la quota. In questo scritto le quote indicate sono quelle ricavate dalla recente Cartografia Tecnica Regionale del Friuli Venezia Giulia che, a seguito delle nuove misurazioni, differiscono da quelle più datate dell’IGM, che hanno costituito anche la base per la storica Guida dei Monti d’Italia di G. Buscaini (ed. CAI-TCI) del 1974. Da notare che dalla dorsale principale della cresta emerge verso ovest il netto e imponente pilastro della Torre Gloria, mentre verso nord-est, separato dal corpo della cresta dalla profonda forcella omonima, si impone la massa rocciosa della Torre Genziana, la cui base affonda praticamente nel fondovalle.

LA STORIA ALPINISTICA: dai pionieri ad oggi

I primi visitatori noti, che, superando i verdi salti del versante est, compiono la prima salita della Cresta Berdo fino alla vetta del Montasio, lungo quella che nell’ambiente di lingua tedesca, è conosciuta come la Spragnaweg, non possono essere altri che Kugy e le sue guide (Andre e Joze Komac). La bibliografia riporta che il primo percorso risale al 1892 e che è stato “ripetuto numerose volte negli anni successivi per poi cadere nell’oblio”. Si tratta di una salita per alpinisti d’altri tempi, lungo dorsali di intricati mughi, salti friabili, superati con tanto di “pertica e forcone al quale il capocordata si issava per 3 metri”.

Le pareti, per le difficoltà che evidentemente al tempo erano insuperabili, rimarranno invisibili, fin oltre la Grande Guerra. Persino ancora nel 1974, nella gloriosa guida Buscaini, si descrive così la Torre Genziana (salita nel 1913 de E. e H. Poech con M Maurer lungo i salti con mughi del versante sud-est e poi ancora visitata durante la guerra come osservatorio di artiglieria, come emerge dai diari di V. Dougan): “cima senza interesse alpinistico”, come se i 500 m di roccia dell’imponente lato settentrionale fossero inesistenti.

Un certo interesse emerge dopo il conflitto, soprattutto negli ambienti alpinistici triestini. L’impulso lo dà nel 1925 la costruzione dell’allora Rifugio Stuparich, che nel corso dei decenni è stato più volte ricostruito ed anche gestito, finché la poca redditività derivante dalla gestione lo ha inevitabilmente “declassato” a bivacco.

Negli anni ’30 vengono scoperti alcuni itinerari che con il metro dell’attualità definiremmo di scarso interesse, per la pericolosità del terreno, e che per la scarsità di informazioni risultano difficilmente identificabili sul terreno.

Nell’anno 1932 viene pubblicata la prima Guida dei Monti d’Italia dedicata alle Giulie (autore Marussi) e nello stesso anno la Società Alpina delle Giulie inaugura un selvaggio ed impegnativo sentiero per collegare i due “rifugi” recentemente costruiti, lo Stuparich ed il Mazzeni. Il tratto chiave della traversata, dedicata a Carlo Chersi, è la salita della ripida parete ovest della Cresta Berdo. Tale percorso ha fatto in tempo a nascere e a morire senza lasciare molte tracce di sé. Infatti, nel 1974, nel momento della pubblicazione della gloriosa Buscaini, il “Sentiero Chersi” già da decenni si sviluppava sull’attuale percorso (segn. 611) che compie la traversata a valle della cresta. I pioli di metallo dell’inizio del Chersi versione 1932 sono ancora oggi visibili a chi si avventura nel grandioso circo sotto la Cresta Berdo. Il ri-scopritore di questo storico percorso, oggi assimilabile ad un “viaz” lungo le cenge del lato est della cresta, mentre la parete del lato ovest oppone ormai difficoltà di V su roccia delicata, è Lucio Piemontese, il più profondo conoscitore storico della zona e dei suoi percorsi, sia in veste estiva che invernale. Un bell’articolo apparso sulla rivista Alpi Giulie (anno 2014 n. 1) pubblicazione periodica interna della Società Alpina delle Giulie, ha gettato nuova luce sul vecchio percorso scomparso. Qui Piemontese proponeva anche la denominazione Cengia dei Camosci.

Enrico Mosetti sul quinto tiro di “120 anni di…” – foto S.D’Eredità

Sul versante alpinistico si registra ancora solo qualche sporadica incursione negli anni ’50 (Perotti-Soravito) e ’70 (Barbarossa-Borghesi). La conformazione dell’ambiente e delle rocce del luogo fa sì che i percorsi che normalmente in Dolomiti sono la “porta d’accesso” all’alpinismo, le classiche salite di media difficoltà, richiedano qui una consumata esperienza nel muoversi su roccia che alterna, quando non combina incredibilmente assieme, tratti iper-compatti ad altri sfasciati e scagliosi, con poca possibilità di assicurazione e con tratti di erba molto ripida.

Pertanto, l’interesse alpinistico, ormai esaurito nel 1974, dovrà attendere la gestione di difficoltà tecniche e “pendenze” più elevate quando non l’avvento dello spit.

Il primo a intraprendere questa strada è, nel 1995, Eugenio Cipriani, con la sua via che percorre un lungo e singolare colatoio che incide il versante nord della Cresta Berdo, iniziando proprio dall’attuale Sentiero Chersi. Come nel suo stile utilizza alcuni fix alle soste e sui tratti più compatti o impegnativi. A causa della geografia del percorso, soggetto alle slavine invernali, già dopo un paio di anni vari ancoraggi risultavano divelti o inservibili, come riscontrato dallo stesso Cipriani durante una sua parziale ripetizione, l’unica di cui sono a conoscenza.

Nello stesso anno, sulla severa parete nord-ovest della Torre Genziana, fanno la loro comparsa le alte difficoltà in stile rigorosamente classico ad opera della cordata Babudri-Sain. Le vie Campanula Blu e del Gatto (dell’anno 2000), dimostrano come una evidentissima ma “invisibile” parete di 500 m, riservi invece il terreno per grandi avventure alpinistiche, per chi abbia le capacità tecniche e la dovuta esperienza.

L’approccio “sportivo” entra in gioco ben dopo il nuovo millennio. Ad un paio di progetti inconclusi di G. Zanderigo ed E. Cipriani a fine anni ’90, sulla successivamente ribattezzata Torre Gloria, si è aggiunta nel 2007 la via Rimmel della cordata Giglio-Piemontese, che, prima via compiuta in cui appare lo spit sulla Cresta Berdo, risale una bellissima riga nera di scolo su roccia ottima. Pur attrezzata sistematicamente sui tiri e alle soste, la scalata non può essere considerata alla stregua di una via puramente sportiva, considerata la spittatura parca.

Gli anni ‘20 del 2000 vedono invece il fiorire di varie realizzazioni nei settori dove la qualità molto buona della roccia e la morfologia della parete stessa hanno favorito lo sviluppo di belle scalate di pura arrampicata sportiva, alcune delle quali mi hanno coinvolto in prima persona. Al centro di queste vie non vi è l’esperienza propriamente alpinistica né la scalata sportiva intesa come ricerca della prestazione tecnica o psicologica, quanto la possibilità di concentrarsi principalmente sul divertimento derivante dalla scalata di qualità su roccia dalla bontà sorprendente. Alle vie di difficoltà moderata e con spittatura rassicurante (come La decima alba, sulla Torre Genziana, o Quattrozeta e 120 anni di… sulla Torre Innominata), si affiancano quelle di impegno generale più esigente(come O là… o rompi sulla q. 2012), quando non di difficoltà più elevate(come Pari o dispari sulla Torre Gloria), nonché l’ultima e prestazionale creazione austriaca The Dark Side of the Moon, sempre sulla Torre Innominata.

LE VIE

Accessi:

Alla parete nord-ovest della Torre Innominata (Itin. da “b” a “e”):

Dal parcheggio di Malga Saisera si imbocca il sent. 616 che porta al Bivacco Mazzeni. Questo percorre lungamente in piano i ghiaioni di fondovalle della Spragna per poi iniziare a salire nel bosco. Al bivio con il sent. 611 (Sent. Chersi), prendere a dx il sent. 611 in direzione del Bivacco Stuparich. Oltrepassato il tratto attrezzato sotto il versante nord-est della Cresta Berdo, giunti sotto le impressionanti pareti gialle strapiombanti dell’inizio Cresta Berdo, il sentiero attraversa l’alveo del grande canalone che scende parallelo alle pareti (attacco via “c”) e risale per ca. 50 m di disl. a fianco dello stesso, finché piega definitivamente a dx verso il Bivacco Stuparich. Qui abbandonare il sentiero e salire per pochi minuti nell’alveo del canalone, trovando poi sulla sx, sopra grandi macigni posati nell’alveo, gli attacchi delle vie “d” ed “e”. 1h20 dal parcheggio.

Alle pareti nord-ovest delle q. 1996, 2012, 2066 e Torre Gloria (Itin. da “f” a “p”):

  1. dal Bivacco Stuparich (raggiungibile in 1h30 dal parcheggio di Malga Saisera o dal Rifugio Grego) si segue il sentierino per la Ferrata Amalia per ca. 0h15 e, dopo aver risalito un tratto di rocce bianche slavate e iniziato a salire il seguente pendio-canale detritico, si esce dal sentiero verso sx (om. su masso) per portarsi sulla dorsale erbosa esattamente sotto le prime rocce degli avancorpi della Torre Palizza (bollo rosso e om.). Oltre la dorsale inizia una traccia, all’inizio poco visibile, poi più evidente, che aggira in salita gli avancorpi della Torre Palizza giungendo all’ampio anfiteatro sotto il grandioso versante settentrionale del Montasio-Creta Verde. Ci si dirige verso sx (E) per terreno erboso aperto cosparso di massi, tenendosi alti alla base dei ghiaioni per evitare campi di fitta vegetazione a tratti alta (qualche om.). Si raggiunge la parete nei pressi dello sperone che scende dalla Torre Gloria (attacco Itin. “m”). Per gli altri itinerari si scende per le ghiaie e le lastre rocciose sotto la parete della Cresta Berdo. 0h45 dal bivacco; 2h15 dal parcheggio.
  2. direttamente dal parcheggio di Malga Saisera si segue l’accesso alle pareti della Torre Innominata. Dagli attacchi delle vie “d” ed “e” si continua a salire lungo l’alveo (detriti e lastronate rocciose con pp. II) oppure alla sua dx (erba ripida, cespugli e qualche saltino roccioso; più facile ma fastidioso) fino all’inizio del circo ghiaioso sotto la Cresta Berdo. 2h dal parcheggio. Leggerm. più breve dell’accesso precedente ma più faticoso.

Alla Torre Genziana (Itin. da “q” a “s”):

Dal parcheggio di Malga Saisera si segue il sentiero per il Bivacco Mazzeni (segn. 616) che percorre l’intero ghiaione di fondo valle ed inizia a salire dolcemente nel bosco fino al bivio con il Sent. Chersi (segn. 611; 30 min.). Si imbocca a dx tale sentiero verso il Bivacco Stuparich che presto esce dal bosco e passa sotto due grossi macigni, sotto il ghiaione che scende dalla Torre Genziana. Conviene proseguire ancora sul sentiero che sale sul margine dx del ghiaione per lasciarlo dove questo esce finalmente dagli ultimi alberi e piega decisamente ad ovest poco prima del tratto attrezzato sotto la Cresta Berdo (visibili ometti nel ghiaione). 0h50 dal parcheggio. Da qui agli attacchi delle vie (accessi diversi, riferirsi alle relazioni) si impiegano ca. dai 15 ai 30 min.

Discese:

Le discese, quanto riguarda le più recenti vie dal carattere sportivo, avvengono in doppia per le vie stesse. Per le vie storiche, invece, la discesa più efficace è in doppia dalla q. 2012 lungo l’Itin. “i”, la cui ultima sosta è facilmente rintracciabile nei pressi di un larice isolato sulla cresta; in alternativa, per queste vie, è possibile salire interamente la parte superiore della Cresta per l’Itin. “a” fino a raggiungere la normale del Montasio. Uscita lunga e complessa e discesa che porta sull’opposto versante dal quale il rientro in Val Saisera, senza una seconda auto in loco è estremamente lungo (attraverso il Canalone Findenegg e la ferrata Amalia).

Compendio delle vie:

a) Via della Spragna, A. e J. Komac, J. Kugy, 13/11/1892, III, p. IV, sviluppo 1000 m ca., Alpi Giulie (Guida dei Monti d’Italia), itin. 56f.

La lunga via, dal puro interesse ambientale, che risale la grande dorsale principale fino alla Cima Verde, dove si immette sulla normale del Montasio, sembra sia stata intrapresa daI Komac e Kugy raggiungendo la cresta a circa metà sviluppo salendo dal versante orientale, infestato di mughi. La recensione di una recente ripetizione, su percorso iniziale diverso, attraverso la Forcella di Torre Genziana, si trova sul sito https://philippsteiner.eu/2021/08/cima-verde-del-montasio-2661m-spranjeweg/

QUOTA 1782 o TORRE INNOMINATA

b) Via Cipriani al grande colatoio NE; E. Cipriani con diversi compagni e a più riprese, estate 1995; 450 m, VI e A0 (VII), 6h, NDA; vedi E. Cipriani, Oltre la folla 2, ed. Cip, 2004, itin. 34.

Si svolge lungo il profondo colatoio che incide il dorso settentrionale della cresta. Via su roccia buona, tipicamente slavata, ma di sicuro impegno, nonostante si stata aperta con alcuni fix alle soste e sui passaggi più difficili. La situazione attuale delle attrezzature non è nota ma vari ancoraggi erano già stati divelti dalle slavine invernali che scorrono nel canale all’atto dell’unica ripetizione parziale nota, opera dello stesso Cipriani (a. 1996).

c) The Dark Side of the Moon, C. Kampfer, A. Weissmann, estate 2021; 170 m, 7b, 5h, S2; http://quartogrado.com/friuli/Montasio/Cresta%20Berdo_The%20Dark%20Side%20of%20the%20Moon.htm .

Linea di arrampicata sportiva impressionante e di alta difficoltà che affronta l’ininterrotta successione di strapiombi e tetti gialli di roccia dolomitica che incombono sul Sentiero Chersi. Scalata di forza e resistenza ben protetta a fix da 10 mm. Sufficienti per la ripetizione 14 rinvii e due corde da 60 m. La via è stata liberata dagli apritori il 22/7/2022.

Emiliano Zorzi sul quarto tiro di “Quattrozeta” – foto D.Comuzzi

d) Quattrozeta, U. Iavazzo, E. Zorzi, 8/8/2022, 200 m, 6a+ (5c), 3h, S1, http://quartogrado.com/friuli/Montasio/Cresta%20Berdo_4z.htm

La via, breve ma molto interessante, si sviluppa poco a sx della gemella “120 anni di…”. La scalata si svolge su parete verticale o leggermente strapiombante su roccia ben lavorata e di ottima qualità. Sul terzo tiro alcuni passaggi più tecnici mentre sul secondo e specialmente sul quinto tiro la scalata è più atletica. Dalla fine del percorso ci si può facilmente raccordare verso dx, alla via sorella con la quale è combinabile in una unica giornata. Utili 16 rinvii.

e) 120 anni di…, U. Iavazzo, E. Zorzi, 15/8/2023, 130 m, 5c, p. 6a+ (5c), 2h, S1, http://quartogrado.com/friuli/Montasio/Cresta%20Berdo_120%20anni.htm ; anche LAV 2022 aut-inv.

La via, che offre una scalata sportiva molto bella ed esposta su roccia solida ed appigliata, specialmente nella prima parte, si svolge sulla verticale parete immediatamente a dx della gialla e strapiombante lavagna che incombe sul Sentiero Chersi. Roccia ottima fino al tiro 6; poi molto buona con qualche scaglia. Via completamente attrezzata a fix da 10mm alle soste e sui tiri.

QUOTA 1996

f) Cengia dei Camosci – ex Sent. Chersi, ripercorso da L. Piemontese in varie uscite; vedi Alpi Giulie, anno 2014/1 (pubblicazione della Società Alpina delle Giulie, Trieste).

Non ha interesse particolare in sé, se non dal punto di vista storico o ambientale. Allo stato attuale, il tratto sulla parete nord-ovest, dopo che nella parte iniziale sono ancora presenti vecchie attrezzature fatiscenti, la percorrenza diviene difficile e pericolosa nel tratto che dalla prima parete immette sulla Cengia dei Camosci, (diff. V, nessuna attrezzatura presente; percorso da A. Kermec, M. Luin, L. Piemontese, 18/10/1981, 150 m, V, 2h30, NDA; notizie priv. L. Piemontese.). Nell’articolo sopra citato si trova l’intera descrizione di dettaglio dei vari tratti dell’ex sentiero.

g) Via Rimmel, E. Giglio, L. Piemontese, 16/9/2007, 200 m, VII, 3h, NDA; vedi Alpi Giulie e Carniche Orientali,  itin. 154 e http://quartogrado.com/friuli/Montasio/154_Cresta%20Berdo_Rimmel.htm.

Percorre l’evidente colata nera che segna la parete W sotto la Cengia dei Camosci. Scalata pregevole su roccia molto buona, attrezzata a fix inox a tratti molto distanziati (possibile ma non sempre facile integrare con friend). Necessario pertanto un buon livello in arrampicata specialmente per il tiro chiave, decisamente più impegnativo rispetto al resto della via, che supera la parete nera leggermente strapiombante che ispira il nome della via. In quel tratto l’arrampicata si fa molto atletico e le cui protezioni (distanti) sono difficilmente integrabili.

h) Diedro Sopra Rimmel, E. Giglio e L. Piemontese, 22/7/2008, 150 m, VI-, 3h, NDA; vedi Alpi Giulie e Carniche Orientali, itin. 154 e http://quartogrado.com/friuli/Montasio/154_Cresta%20Berdo_Rimmel.htm .

È di fatto la prosecuzione dell’itin. precedente, aperto in un secondo momento dagli stessi Giglio e Piemontese. Si tratta di una via dalle caratteristiche prettamente classiche. Non sono note ripetizioni.

QUOTA 2012

i) Via O là.. o rompi, A. Scinto, S, Ferigo, R. Pizzutti, settembre 2019, 320 m, 5b, 4h, S2/S3; vedi http://quartogrado.com/friuli/Montasio/Cresta%20Berdo_O%20la%20rompi.htm.

Realizzata da alcuni istruttori di alpinismo del Battaglione Tolmezzo, in occasione del 110° anniversario del corpo. Nella parte alta segue come direttiva generale una teoria di fessure e diedri di roccia generalmente molto buona, mentre in basso si svolge su placche e paretine di roccia solo a tratti compatta. Attrezzata con fix da 10mm e chiodi abbastanza distanziati, richiede comunque una certa sicurezza sulle difficoltà e una certa familiarità con la roccia tipica del posto. Utile avere con sé una piccola scelta di protezioni veloci.

j) Via Barbarossa-Borghesi, A. Barbarossa, R. Borghesi, 4/9/1974, 350 m, V-, 5h, NDA; vedi LAV 1978-2, pag. 192.

Nella prima parte si svolge in prossimità dell’itin. precedente, per poi seguire un grande dorso di placche di buona roccia, sulla dx del profondo diedro-camino che separa le quote 2012 e 2056, per poi uscire su questa tramite un profondo e umido camino più a dx. Una sola ripetizione nota (Kermec e c., anni ’80).

QUOTA 2066

k) Via di Guerra (Basilisco-Wittine), attrezzato dai Kaiserjäger nel 1915 e poi percorso alpinisticamente da A. Basilisco, R. Wittine, estate 1929, 400 m (fino alla cresta) III+, 4h, NDA; vedi Alpi Giulie (Guida dei Monti d’Italia), itin. 56e

Non si riesce ad identificare sul terreno l’esatto percorso della via attrezzata in guerra, poi ripercorsa nel 1929 dalla cordata triestina (già all’epoca gli infissi erano praticamente introvabili). Il settore in cui si svolge il percorso è comunque severo e umido. Segnalate dalla bibliografia alcune ripetizioni negli anni ’40.

TORRE GLORIA, 2075 m

l) Zingari solitari,G. Zanderigo, estate 2000; 230 m, 7a (6c), 4h, S4

Il percorso, di 6 lunghezze ma non ultimato, non concluso, si svolge su difficoltà elevate e con spittatura molto distanziata, lungo la strapiombante e gialla parete nord-est della Torre Gloria. Termina un centinaio di metri sotto la sommità della Torre Gloria.

m) Pari o dispari, U. Iavazzo, E. Zorzi, 10 agosto 2020, 350 m, 6c (6b), 6h, S1 ; http://quartogrado.com/friuli/Montasio/Cresta%20Berdo_Pilastro%20Gloria_Pari%20o%20dispari.htm ; anche LAV 2021 aut-inv.

Si sviluppa lungo il pronunciato spigolo nord dell’evidente costolone, il cui toponimo (Torre Gloria) è stato proposto da uno dei primi salitori. Linea accattivante ed esposta che alterna estetiche e belle lunghezze su roccia compatta e scalata tipicamente “sportiva”, ad altre di difficoltà più contenute lungo caminetti e paretine di roccia più articolata. Attrezzatura a fix abbastanza ravvicinati.

n) Media luna. Eugenio Cipriani, Beppe Vidali, estate 1995, 200 m, V+.

Via non ultimata. Info priv.

o) Via Kodnich-Zancristoforo, A. Kodnich, A. Zancristoforo, 23/8/1936, vedi Alpi Giulie (Guida dei Monti d’Italia, itin. 56d

Via di cui su ha unicamente la notizia della sua esistenza. Non è reperibile nessuna relazione. Nella foto della Guida dei Monti d’Italia la si segnala in corrispondenza dello spigolo della Torre Gloria (cosa poco plausibile date le difficoltà non affrontabili all’epoca). Probabilmente si svolge ben più a destra.

CIMA VERDE, 2663 m

p) Via Perotti-Soravito, G. Perotti, O. Soravito, 8/7/1951, 300 m (fino alla cresta), IV, 4h, NDA; vedi  Alpi Giulie (Guida dei Monti d’Italia), itin. 56c

Risale il dorso di placche a sx del grande canale, nevoso fino a stagione inoltrata, che separa la Cresta Berdo (q. 2308; segnalata come q. 2326 nella vecchia cartografia e nella Guida Monti d’Italia) dal corpo della grande parete nord del Montasio-Cima Verde. Come le altre vie del periodo è totalmente disertata. Nota una sola ripetizione (Della Mea-Ive, 1971).

TORRE GENZIANA, 1933 m

q) Via La Decima Alba, E. Zorzi, M. Florit, G. Barnabà, U. Iavazzo, maggio-giugno 2020, 430 m, 6a+, 6h, S1; vedi http://quartogrado.com/friuli/Montasio/Torre%20Genziana_La%20decima%20alba.htm ; anche LAV 2020 aut-inv.

Lunga via a fix abbastanza ravvicinati, supera prima la facciata nord-est e quindi lo spigolo nord. Particolarmente belli i tiri centrali, su roccia molto solida e lavorata. Nelle lunghezze superiori in qualche tratto la roccia richiede più attenzione anche se nel complesso rimane sempre molto buona. Percorso ideale per prendere chi intende prendere un primo contatto con la roccia, l’ambiente e la lunghezza delle vie del posto. Conta già varie ripetizioni.

r) Via Campanula Blu, M. Babudri, A. Sain, 6/8/1995, 550 m, VI+, 9h, NDA; vedi Alpi Giulie e Carniche Orientali, itin. 155.

È la prima via che ha affrontato l’alta e severa parete nord-ovest della torre. Scalata impegnativa, sia per le difficoltà tecniche che nel suo complesso. La roccia è di buona qualità anche se, come normale per una via di tale sviluppo, in alcuni settori si fa più delicata. Non sono note ripetizioni.

s) Via del Gatto, M. Babudri, A. Sain, 18/6/2000, 440 m, VII, 8h, NDA; vedi Alpi Giulie e Carniche Orientali, itin. 156.

Le caratteristiche sono simili alla via precedente, degli stessi autori. È l’unica via che permette di uscire sul castello sommitale della torre provenendo dai versanti settentrionali. Anche qui non sono note ripetizioni.

Bibliografia e cartografia fondamentale

Per la topografia di dettaglio e l’altimetria si fa riferimento alla Carta Tecnica Regionale (Regione FVG), scala 1:5000.

Per la sentieristica e l’orientamento generale riferirsi al foglio 019 della cartografia Tabacco(scala 1:25.000).

Per i riferimenti storici, fondamentale la storica guida di G. Buscaini, Alpi Giulie – Guida dei Monti d’Italia, ed. CAI-TCI, 1974.

Per le notizie aggiornate e le descrizioni delle vie attuali, ci si riferisce alla guida di E. Zorzi e S. D’Eredità, Alpi Giulie e Carniche Orientali, ed. Alpinestudio, 2019.

Per ulteriori riferimenti anche rivista Le Alpi Venete, semestrale delle sez. CAI del Triveneto (abbr. LAV).

Siti: www.quartogrado.come rampegoni.wordpress.com .

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