La biblioteca di Alessandria

“Secondo me ci siamo troppo imborghesiti
Abbiamo perso il desiderio
Di sporcarci un po’ i vestiti”

Brunori Sas – “Secondo me”

di Saverio D’Eredità

Se provate a cercare “Comici Vano Nero” su Google vi viene fuori poco o niente.
Per affinare la ricerca potete provare varie opzioni, ad esempio scambiando l’ordine delle parole o aggiungendo a seconda Vano+Riofreddo e togliendo Comici (visto che di vie Comici su quella montagna ce ne sono due). Tutto quello che troverete è la scansione di “Google Books” della Buscaini, note biografiche su Comici stesso e una discussione su un noto Forum che è molto rappresentativa dei nostri tempi: si discute tanto ma sul niente, ovvero senza sapere esattamente di cosa si stia parlando.

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1974

di Saverio D’Eredità

Mi portò un pacco di vinili in una busta di carta con un foglietto scritto a mano

To feed your free spirit

La mia amica aveva la passione per i messaggi un po’criptici ed allusivi e dal canto mio la domanda era più che altro come poter ascoltare quei vinili non avendo alcun supporto per farli girare, quindi più prosaicamente le chiesi di farmi una copia cd che non si sapeva mai.

La partenza per l’Erasmus a Bruxelles stava diventando quasi come il saluto prima di partire per la naja, ed in un certo senso lo era, comparato ai tempi moderni. L’unico problema era far stare le robe per i primi 3 mesi senza sforare il limite bagaglio di Ryanair. Tempi moderni, appunto. C’erano molte cose passate che stavo portando in quel borsone, fossero libri o cd o magari maglioni che non avrei più avuto il coraggio di mettere. In questo senso quei polverosi vinili dal consolante fruscio si inserivano benissimo. Tra gli album in quella busta di carta spiccavano Led Zeppelin IV, un Pearl di Janis Joplin e un paio di Stones quali Sticky Fingers e Exile on Main Street. Tutta roba che sarebbe servita a “nutrire il mio spirito libero”, pubblicata nella prima metà degli anni settanta.

Ma serviva qualcos’altro per alimentare il “mio spirito libero” e così un altro pezzo degli anni settanta, precisamente del 1974, scivolò lestamente nel borsone a discapito di un bignamino di verbi francesi, ovvero la prima edizione della guida “Alpi Giulie” di Gino Buscaini, la cui copertina grigia telata già presentava i segni di un’usura sproporzionata alle effettive realizzazioni alpinistiche. Quante volte era stata nel mio zaino? Tirata fuori e appoggiata a qualche attacco, consultata persino a metà di una cengia. Una guida nel vero senso della parola, quasi un breviario da portare nel taschino per recitarne un salmo a metà salita. Continua a leggere