“Vedi cara è difficile spiegare,
è difficile parlare dei fantasmi della mente”
F. Guccini
di Nicola Narduzzi
La macchina scorre veloce sulla linea d’asfalto persa nel nulla della campagna, scuotendo pigramente al suo passaggio l’erba alta che delimita la carreggiata. Le piante di mais si stagliano fiere con i loro pennacchi verso il cielo, sopra di esse solo le montagne fanno capolino attraverso l’aria estiva carica di umidità. Nessun paese, nessun edifico, nessuna persona a turbare l’armonia di questo piccolo angolo di mondo. Mentre le loro ombre gradualmente si allungano, proiettate dal sole che cala verso l’orizzonte infiammando il cielo, mi rendo conto di esser rimasto solo al mondo.
Vorrei fermarmi.
Scendere dall’auto.
Sedermi su un muretto a secco.
Guardare la luce scomparire oltre quelle creste che laggiù, ad occidente, delimitano il mio angolo di mondo.
Assaporarla fino all’ultimo istante, vivere la profonda malinconia di non poterla inseguire.
Respirare la sottile brezza che soffia la sera tra le strade di campo, quando la terra sospira finalmente libera dall’opprimente battuta dei raggi del sole. Eppure non riesco a fermare l’auto, non posso. Continuo a guidare, intrappolato in una corsa inarrestabile verso oriente, verso l’oscurità che risale dalle profondità della terra, avvolgendo la campagna, avvolgendo me, finché ogni cosa non scompare. Il resto è silenzio. Continua a leggere